2016

21 Novembre 2016

Si è concluso il progetto “Per un distacco equo e responsabile”

Dal 21 al 23 novembre 2016 ha avuto luogo a Parigi, presso la sede della CGT francese, la fase conclusiva del progetto europeo sul distacco equo e responsabile, di cui la medesima compagine sindacale è stata l’organizzatrice.

parigi_sede-cgtL’obiettivo del seminario conclusivo è consistito nella condivisione, anche con le autorità comunitarie, degli importanti risultati ottenuti nel corso dei sette seminari – di cui il primo e l’ultimo nella capitale francese – svoltisi nel biennio, con tappe in alcune città dei Paesi di ricevimento ed invio dei lavoratori distaccati.

Nel corso della giornata del 22 novembre i partecipanti al progetto, nel mettere a fattor comune l’importanza della formazione degli operatori sindacali sui presupposti giuridici e di fatto del distacco genuino e sull’analisi degli elementi sintomatici di fattispecie di illegalità e/o non conformità alla normativa comunitaria – attraverso pratiche abusive e/o il ricorso al falso lavoratore autonomo –, hanno posto l’accento sulla proficuità di uno scambio di idee, prassi e nozioni con gli ispettori del lavoro dei singoli ordinamenti partecipanti al progetto. Infatti, le difficoltà maggiori sono rintracciabili nella comprensione delle fattispecie, nella ricerca delle corrette fonti di informazione e nella costruzione di strumenti idonei e concreti per affiancare i lavoratori nella tutela dei propri diritti. In relazione al primo aspetto occorre menzionare l’attivazione di prassi negoziali aziendali molto raffinate, caratterizzate da assunzioni di lavoratori finalizzate al distacco, che mettono in crisi il medesimo concetto di temporaneità della prestazione da eseguire in un Paese diverso da quello in cui il lavoratore abitualmente presta la propria attività.

Con riferimento alle fonti utili per gli operatori, il progetto ha permesso di illustrare il funzionamento di alcuni siti di informazione sulle condizioni di lavoro e sulle regole ineludibili che, in ciascun ordinamento, devono essere rese note, a mente della direttiva 2014/67/UE, tanto ai lavoratori quanto alle aziende. Peraltro, la predisposizione di volantini redatti nelle lingue dei principali Paesi di invio dei lavoratori distaccati – rumeno, bulgaro e polacco – costituisce un ulteriore elemento informativo sui diritti dei lavoratori e sugli iniziali contatti da cercare prima della partenza e/o al momento dell’arrivo nel Paese straniero, dimostrandosi particolarmente utili in ragione della semplicità, chiarezza ed essenzialità delle informazioni ivi veicolate.

Infine, la cooperazione tra sindacati ed ispettori del lavoro ha favorito la condivisione e l’analisi di casi concreti, attraverso cui individuare gli elementi sintomatici di un distacco non genuino e favorire approcci volti al loro contrasto e/o prevenzione.
In questo senso, quindi, va inteso l’invito rivolto dalla CGT a ciascuna organizzazione sindacale a predisporre, a livello confederale e/o di settore, un programma formativo ed informativo al fine di agevolare la diffusione di approcci comuni nell’analisi e nel contrasto alle pratiche elusive del distacco comunitario. Accanto a ciò, occorre considerare l’opportunità di stipulare un protocollo di cantiere per agevolare l’osservanza della legge del Paese ospite e verificare la complessiva regolarità dei siti.

È stato altresì presentato il sito web del settore delle costruzioni, contenente informazioni essenziali per i lavoratori – sulle condizioni di lavoro e sul distacco in particolare –, che verranno tradotte in ventuno lingue, con indicazione dei punti di contatto da cercare per coniugare informazione dei lavoratori e cooperazione tra sindacati ed, all’occorrenza, personale ispettivo.

Nel corso della prima giornata del seminario, è stato altresì possibile riflettere sull’opportunità di proseguire anche nel 2017, con modalità e finanziamenti differenti, il progetto REDER, nonché è stata presentata la versione iniziale di un’APP scaricabile su smartphone con l’obiettivo di mettere in comune informazioni e, soprattutto, casi pratici, con scambio di buone prassi a livello aziendale e sindacale – per esempio, nel corso della trattativa con il datore di lavoro e/o l’eventuale obbligato in solido – su cui riflettere per implementare le tutele ai lavoratori. L’APP consiste nella formulazione di una ventina di domande indirizzate al lavoratore, dalle cui risposte il sindacato che accede al sistema informativo dovrebbe ricavare notizie sufficienti sul rispetto o meno della normativa lavoristica, segnalando tramite un sistema di “Alert” la comunicazione sull’eventuale violazione della legge comunitaria e/o nazionale, ovvero coinvolgendo il sindacato della medesima nazionalità del lavoratore, al fine di eliminare l’ostacolo linguistico. Allo stesso modo, è stata presentata la RISKAPP, predisposta dai sindacati finlandesi e tradotta in svedese, estone e finnico, con l’obiettivo di consentire al lavoratore di annotare, in un calendario digitale, le ore lavorative giornaliere, i chilometri giornalieri percorsi, indirizzando in via telematica dette informazioni al sindacato, per avere contezza dei minimali retributivi e contributivi, ovvero di indennità di disoccupazione cui il medesimo lavoratore avrebbe diritto. L’esempio finlandese ha costituito, quindi, un modello su cui ragionare, riflettendo sulla possibilità di consentire l’accesso alla nascente APP ai lavoratori, ovvero soltanto ai sindacati o ad entrambi, o persino al personale ispettivo, dovendo altresì esser ancora deciso a quale organizzazione dei lavoratori – posta nel Paese di invio ovvero di partenza – consentire l’accesso alle informazioni. In ogni caso un problema non secondario, nell’implementazione dell’APP, afferisce all’eventualità che quest’ultima sia considerabile una banca dati, contenenti dati personali di terzi – per esempio, le aziende per cui prestano attività i lavoratori – rispetto ai quali il consenso al trattamento non è stato reso.

Il giorno successivo, alla presenza di una delegazione sindacale ed ispettiva rumena, da poco coinvolta nel progetto, nonché di una collaboratrice della Commissaria Thyssen e dei delegati della Commissione Europea che ha finanziato il progetto, sono stati nuovamente illustrati i risultati raggiunti, in termini di formazione e di sviluppo iniziale dell’APP, ma, soprattutto, è stato presentato il caso più emblematico del buon funzionamento e della corretta intuizione della rete REDER. Infatti, sono stati invitati a parlare due lavoratori rumeni, assunti da un’azienda italiana ed inviati direttamente nel cantiere di Dunquerke. La fattiva collaborazione, tramite la rete REDER, tra il sindacato francese e quello italiano – che al suo interno ha anche una rappresentante dei lavoratori rumena, con evidente superamento dell’ostacolo linguistico – ed i personali ispettivi transalpini ed italiano, ha permesso di disvelare la violazione normativa in atto, consistente nell’indebita trattenuta parziale della retribuzione tramite voci quali “recupero costi vari” e “acconto” che, quanto ai primi, non erano dovute – essendo le spese di vitto ed alloggio poste a carico del datore di lavoro, tanto nella legislazione francese, quanto in quella italiana e comunitaria – e che, in relazione al secondo, non era in realtà mai stato corrisposto ai lavoratori.

La cooperazione e l’integrazione informativa ha permesso la rivendicazione dei diritti retributivi di una dozzina di lavoratori rumeni distaccati, con negoziazione intercorsa tra il sindacato francese, il committente transalpino, responsabile in solido, e l’appaltatore italiano, realizzando al meglio il senso del progetto, che vuole rappresentare un concreto ed efficace strumento di miglioramento delle condizioni dei lavoratori in generale e distaccati in particolare, affinché ovunque essi lavorino vengano assicurate dignità e tutela dei diritti.

Del resto, tale sembra anche la direzione imboccata dalla Commissione Europea nella proposta di modifica dell’art. 3, direttiva 96/71/CE sul distacco dei lavoratori, sulla base di un sempre crescente principio di equità – dei lavoratori distaccati e/o somministrati rispetto a quelli stabilmente operanti nel Paese ospite –, la cui piena applicazione richiede tuttavia una fattiva collaborazione degli ordinamenti, dei sindacati e del personale ispettivo coinvolti.

Giovanna Carosielli

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